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20.12.17

La goccia rossa

racconto di Adele Pau 

Christmas MoT 2017

Il treno corre veloce, ma non abbastanza, per me. Sono impaziente di arrivare e vivere il mio momento di gloria. Non che io ne abbia particolarmente fame, sono anni che vengo celebrato come uno dei più grandi pittori viventi. Ma essere osannato dai miei compaesani, questo sapore ancora devo gustarlo.
Mi immagino già la scena. Le porte si aprono e una folla immensa è lì, con Enrico, il mio ex compagno di banco, in prima fila, con la fascia tricolore. Tengo il mio discorso e mi consegnano la targa…
Lei ci sarà? Sicuramente sì. Sarà sempre bellissima o magari ingrassata, una messa in piega da poco e il trucco a nascondere le rughe. Tino, così mi chiamava anche lei. Che odio. Vi hanno mai appioppato un nomignolo che detestate? Non è una bella sensazione. Tino, da Albertino, che fa rima con cretino. Questa era la cantilena.
Quando ho iniziato a dipingere, poi, è diventato Tino il pittorino. E lei, Elena, rideva di gusto, con i suoi ricci biondi e quei meravigliosi occhi azzurri. Quando venne da me, per farsi ritrarre, credetti di vivere un sogno. Potei ammirarla per ore, senza dovermi nascondere. Poi rise del mio dipinto. Fatto da Tino il cretino, diceva a tutto il paese.
Per la rabbia, presi il pennello, lo intinsi nel rosso più vivido e feci una macchia sul quadro, sul ventre. Gli schizzi arrivarono anche sul petto e sul viso. Lo incartai e andai via. Quando lo esposi alla mostra organizzata dal mio agente, lo intitolai “Rabbia rosso sangue”.
I critici dissero che la macchia rossa, in quel dipinto così luminoso e dai colori chiari, era come un pugno allo stomaco. Dissero anche che la piccola goccia finita a un lato della bocca aveva alterato completamente l’espressione del viso e svelato l’empietà dello sguardo, altrimenti celata dalla bellezza dei lineamenti.
Da allora ho dipinto, venduto, insegnato.
Ma ora basta, il treno giunge alla stazione, voglio godermi il momento.
Eccomi, Tino il cretino è arrivato. E vuole guardarvi tutti negli occhi.

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