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25.8.17

L'ombra assassina

racconto di Mattia Medda

3° tappa del MoT challenge 2017

Ma guardalo, come volteggia sul palco, quel ballerino di terz'ordine, prendendosi la fama che dovrebbe essere mia, il pubblico che era mio, la donna che amo, perfino. Guardala, in prima fila, che ammira estasiata quel ridicolo fagiano in tutù. È così bella, perché non guarda me in quel modo? Perché il pubblico non acclama me in quel modo? “Sono i gusti del pubblico, Eugenio”, ha detto il direttore, “adesso piacciono i musical, dobbiamo adattarci a loro”. Cazzate! Io sono il più grande attore che abbia mai messo piede in questo teatrino di terza categoria e ora, per colpa di quell'imbecille, sono ridotto a piccolo ruoli da comparsa. Che nostalgia i tempi in cui solo salendo sul palco il pubblico mi acclamava, le donne cadevano ai miei piedi e potevo ancora sperare di conquistare la bella Angela. Avido di fama, mi ha definito il direttore, beh io dico che voglio solo ciò che mi spetta. 
“Potresti riprenderti tutto”, mi sussurra qualcuno. 

“Chi è? Chi parla?” 
“Non mi vedi? Sono qui, con te”. 
Che strano, la voce sembra venire... dalla mia ombra? Ma questo è impossibile.
“Come il fatto che la gloria ti sia stata rubata da uno squallido ballerino?”
Che stia impazzendo? Beh, se è così, questa pazzia comunque non ha tutti i torti perciò... “Cosa proponi?” chiesi. 
“Di toglierlo di mezzo, ovviamente” 
“intendi dire ucciderlo? No, non posso, è sbagliato. E poi Angela ne soffrirebbe molto”.
“Appunto. Lei, sola, perduta nel dolore per la morte del suo amato, e poi arrivi tu, forte, gentile, una roccia pronta a sostenerla, a consolarla...” 
“No, non posso, è troppo.” 
“Come vuoi.” 
Poi la voce sparì e mi concessi di pensare che non sarebbe più tornata, ma ovviamente non fu così. Tornò spesso, sempre più forte e ripeteva: “Uccidilo, uccidilo, uccidilo”. 
Ho letto un po’ su questa condizione, sembra una forma latente di Disturbo Dissociativo D'identità, ma senza trovare nulla su come eliminare questa voce. A volte guardo la foto della mia bella Angela per farmi coraggio, ma ciò rendeva la voce nell'ombra solo più forte e insistente. Ormai era presente in ogni momento della giornata. Un giorno però mi sono svegliato e, miracolo, non l’ho sentita più. Al colmo della felicità, mi sono fatto la barba, tutto contento, e preparato una colazione abbondante. Sono andato al lavoro ancora allegro, mi sentivo come se era il giorno più felice della mia vita. Quando però ho finito di cenare e stavo per andare a dormire, il mio corpo è andato in tutt'altra direzione. Ho cominciato a prendere vari oggetti e li ho sistemati ordinatamente in una borsa di cuoio: oggetti contundenti, benzina, un accendino, fazzoletti, e perfino la vecchia pistola ereditata da mio padre che non avevo mai usato. Sentivo come se il mio corpo non fosse più mio. Quando ho chiuso la borsa ho udito la voce dell'ombra che diceva: “Dato che non ti decidevi ho dovuto agire io”.
Così sono uscito di casa dirigendomi verso l'appartamento del ballerino.

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