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15.7.17

Il fantasma del nostro amore

di Ermanno Tamburrano

racconto vincitore della 1° tappa del MoT challenge 2017


Bene, mi ritrovo disperso non so neanche io dove, in questo tempo allungato verso il nulla. Tutto appare buio e fermo, eppure questa macchina del tempo sarebbe dovuta servire per riportarmi indietro. Il passato e il tuo ricordo mi hanno sospinto a cercare una soluzione pratica che le lacrime di disperazione alla tua morte non riuscivano più a darmi. Ho paura della solitudine. Ho il terrore di sentire il sibilo del vento sulla schiena e ricordarmi che ormai tu sei un fantasma.
Sei scomparsa nel nulla, senza mai parlare di quei problemi che la tua natura robotica ti portava a prevedere. Vedevi gli umani e gli automi convivere e amarsi, ma il tuo era un destrutturarsi, a poco a poco. Ti sei spenta e riaccesa più volte, fino a cambiare ogni tuo ingranaggio e ogni mia certezza. Io ti vedevo bella, speciale ed unica come mai nessuna donna, eppure tu sentivi il freddo nel tuo cuore di metallo. Per provare a fermare quel tuo gesto assurdo, che ha lacerato la mia anima, ho reinventato le regole quantistiche, estrapolato dalla fisica la natura di una foto, modificando ciò che tu avevi realizzato per dare vita ai ricordi. Sono tornato indietro, viaggiando nel tempo. Ora che sono di fronte a quel giorno tragico, mi vedo intrappolato fra catene e ragnatele che avvolgono il mio corpo sudato, e ragnatele che coprono il mio viso, lasciando le pupille vivide come ragni alla scoperta di una preda. Ansia e spasmi muscolari mi scuotono nella paura di rivederti e non poterci fare nulla. Immoto, sommerso da questo cotone appiccicoso, ti osservo ripetere quel gesto che al tempo avevo solo immaginato. Sei sola, fuori, macchine volanti non si accorgono di niente. Un tempo c’era il traffico a fermare gli animi annebbiati dei passanti, ora il cielo è aperto e povero di nuvole. E tra poco non resterà nulla anche di te. In solitudine ti cospargi di benzina, prendi fuoco come una supernova con quella foto stretta fra le mani. Siamo noi due, animo e metallo, le fiamme divampano e il fumo non lascia spazio ai desideri. Hai gli occhi aperti mentre senza neppure emettere un suono che io possa avvicinare ad una delle frasi che mi sussurravi prima di addormentarci, ti sciogli, rendendo liquido quello che resta ormai del nostro amore. Tremo, perché tornare indietro mi ha portato a vederti morire, a quando inventavo modi per essere sempre più vicini alla felicità, ma non mi accorgevo che dentro stavi accrescendo la consapevolezza del tuo destino, della tua natura. Ora che le ragnatele mi hanno quasi chiuso intravedo solo fumo. Te ne sei andata via così, sciogliendo quei nodi che ancora sento stretti e stanno per soffocarmi, togliendomi dalla mia memoria ogni nostro ricordo, per sempre.

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