Master of Tales è il primo gioco di società dedicato alla scrittura creativa - Master of Tales is the first game dedicated to creative writing

25.7.17

La strada

di Cristiana Mameli

2° tappa del MoT challenge 2017

Eccomi, Tommy! Pronto per una nuova storia? Sì, una delle mie avventure, certo! Anche a me hanno sempre annoiato le fiabe della buonanotte!
Dunque… Tutto ebbe inizio molti anni fa, quando ero ancora un giovanotto pieno di energie e preso dal lavoro. Giravo per il paese per proporre ai negozianti di ferramenta gli insuperabili chiodi, bulloni e attrezzi della ditta di cui ero rappresentante.
Una sera tornai a casa ancora più tardi del solito, esausto. Avevo attraversato mezza città per mostrare i nuovi prodotti ai clienti più affezionati. E mi ero completamente dimenticato del secondo anniversario di matrimonio.
Aprii la porta e trovai una candela consumata su una tavola decorata con i bicchieri e i piatti del servizio buono ma, ahimè, terribilmente vuoti. La vista di quella tavola e di tua nonna seduta lì accanto, fumante di rabbia, bastò a farmi ricordare. Oh, sì, l’avevo fatta grossa!
Il nostro secondo anniversario! Ma come avevo potuto? E lei che aveva preparato una cenetta solo per noi, per festeggiare il nostro giorno speciale, e mi aveva aspettato per ore! Era furiosa, e non volle sentire ragioni. A nulla valsero le mie scuse. Dovevo lavorare per portare i soldi a casa, e lei a dirmi che non c’ero mai, e che aveva pensato che almeno per quella sera…
Fu una brutta lite, e uscii sbattendo la porta. Vedi, Tommy, a volte ci si fa prendere dalla rabbia. Faceva freddo, ero stanco e affamato, ma ero deciso a trascorrere fuori il resto della notte, vagando senza meta.
Camminavo quasi senza guardarmi attorno, preso dai miei pensieri, perciò mi accorsi troppo tardi di aver lasciato le vie a me familiari, quelle strade percorse ogni giorno per lavoro. Per farla breve, per la prima volta in vita mia mi ero reso conto di non sapere dove stavo andando. Ero in mezzo a una terra deserta, una strada di campagna fiancheggiata da folti cespugli e poderi silenziosi. Mi fermai un momento per considerare il da farsi.
“Hey, amico! Anche tu in ritardo per la festa?”
Voltandomi, vidi un uomo vestito con un abito sgualcito, i capelli lunghi e la barba incolta, ma dal sorriso accogliente. Appena sopra la spalla che reggeva una grande sacca di tela, teneva con una mano un violino e il suo archetto. Un musicista giramondo.
“Ci conosciamo? Quale festa?”, gli chiesi perplesso, mentre mi raggiungeva. “Non sono di queste parti.”
“Ti sei perso, eh? Intanto seguimi, ho dei brani da suonare.” Era la prima persona che vedevo dopo non so quanti chilometri. Meglio che restare come un palo in mezzo al nulla, pensai, e lo seguii.
Arrivammo a un grande piazzale, pieno di persone che chiacchieravano con grandi boccali in mano o ballavano la quadriglia al suono di un timido banjo. Il violinista si avvicinò al ragazzino che suonava sul palco rialzato.
“Grazie ragazzo, ora ci penso io”, gli disse, poggiando a terra la sacca. “Sei bravo. Una di queste sere potremmo suonare insieme.” Mi fece cenno di sedermi su una panca non distante, e iniziò. 
Tommy, hai mai assaggiato l’idromele? Ha un sapore lievemente dolce e corposo, che sembra contenerne tanti altri. Un sapore difficile da definire. Beh, appena quell'uomo sfiorò il violino con l’archetto sentii una musica che quasi non saprei descrivere. Note leggere come un sussurro e un primo incontro, romantiche quanto una serenata al chiaro di luna. E poi solenni come una promessa, regolari quanto un valzer viennese. Quella musica sembrava racchiudere mille altre musiche, evocava immagini, ricordi, sensazioni. Con naturalezza, senza pause, divenne malinconica, carica di lontananze e rimpianti. E infine, gradualmente, tornò sulle note iniziali, che nel frattempo si erano fatte più mature, consolanti come il ricordo più caro, affidabili quanto un abbraccio. Mentre ascoltavo il canto del violino, avevo l’impressione che il mio sguardo andasse ben oltre quella piazza affollata di coppie danzanti. Poi il brano terminò. Il silenzio sembrò incrinare appena l’incanto di quegli istanti. Mi accorsi che avevo il viso rigato di lacrime.
“Tutto bene?” mi chiese il musicista, mentre accennava un inchino. 
“Devo tornare a casa. Mia moglie mi sta aspettando.”
“Allora ti servirà questa”, e raccolse dalla sua sacca una piccola bussola. “Se le tue intenzioni sono chiare e sincere, non puoi sbagliare.” Lo ringraziai e ripresi il mio cammino. 
Presto mi ritrovai di nuovo circondato da campi solitari. Guardai con più attenzione la bussola che tenevo ancora in mano. Il suo ago argentato, che risaltava sul quadrante blu scuro, non indicava il nord. Non era una bussola come tutte le altre. E per qualche ragione non ebbi dubbi. Sapevo cosa fare. Mi diressi verso est, la direzione indicata dall’ago, e proseguii. Continuai a controllare la posizione dell’ago, ad assecondare i suoi spostamenti. Dopo un po’ iniziai a rivedere degli scorci noti, e finalmente le villette a schiera a ridosso del confine cittadino, il parco, l’ufficio postale. Misi la bussola in tasca e affrettai il passo. Non vedevo l’ora di riabbracciare la mia Molly, tua nonna.
Attraversai il portico trepidante, neanche fossi un liceale al primo appuntamento, e aprii la porta. Tua nonna era in cucina. Assorta, stava mettendo la teiera sul fuoco. Probabilmente il nostro litigio le aveva impedito di prendere sonno. 
“Molly!”, esclamai, grato di poterla riabbracciare. Lei fece un salto dallo spavento, e per poco non si bruciò.
“Mi dispiace”, riuscii a dire appena. “Mi dispiace per tutto. Per averti dato per scontata, per tutte le sere in cui sono tornato troppo stanco dal lavoro per ascoltarti con l’attenzione che meriti. Per aver dimenticato il nostro anniversario. Per essere andato via nel cuore della notte.”
“Oh, Roger!” E mi venne incontro. La strinsi a me. Eravamo di nuovo insieme.
“Avevo smarrito la strada, non succederà più”, la rassicurai. 
E puoi credermi, da allora ho mantenuto la promessa. E c’è stato sempre spazio per quella bussola, nelle mie tasche, per ricordarmi di ciò che avrei potuto perdere. Sì, certo che la conservo ancora! Vorresti vederla, eh? Magari domani… Ora dormi. Sogni d’oro.

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