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11.9.17

La rosa e la luna

racconto di Cristiana Mameli 

4° tappa del MoT challenge 2017

Dannato dio denaro! Anni di esercizi, passi sulle punte e sudore, per cosa? Fare l’acrobata al centro commerciale! Non posso continuare in questo modo! 
Quelle parole, scritte sul diario pochi giorni prima, esprimevano tutta l’amarezza di chi insegue un sogno da tempo, senza riuscire a raggiungerlo. 
Luca voleva diventare primo ballerino di un grande teatro da sempre, da quando si ricordava. Ma la strada era ancora lunga, e appartenere a una compagnia di ballo degna di questo nome non bastava a far quadrare i conti. Iniziava a pensare che non sarebbe mai riuscito a vivere della sua passione.
Forse dovrei trovarmi un lavoro serio, si era detto, mentre scriveva sul diario. 
Eppure, quella sera, dopo il lavoro, le solite capriole al centro commerciale, avrebbe avuto un’audizione. Un’occasione importante come non gli capitava da qualche mese. Ecco perché cercava l’applauso del pubblico più del solito, perché con salti e giravolte richiamava l’attenzione di chi teneva lo sguardo perplesso sulla lista della spesa. Ancora pochi minuti e avrebbe potuto staccare, andare all'audizione. 
Correndo, attraversò il parcheggio, diretto alla fermata della metro poco distante. Girò l’angolo e lo vide. 
“Attento!” 
Fece appena in tempo ad afferrarlo, riportandolo sul marciapiede, al riparo dal pullman che stava passando. 
“Ma che fai? Sei pazzo?” Un’occhiata più attenta a quell'uomo rese superflua qualsiasi risposta. 
Indossava un lungo cappotto di lana marrone, una maglietta ingiallita e dei vecchi jeans strappati e sbiaditi. E non aveva le scarpe. 
“Amico, tutto bene?” 
“Devo andare alla torre, mi sta aspettando”, e si mosse di nuovo verso la strada, incurante del traffico. 
“Fermo! Quale torre?” 
L’uomo indicò la vecchia sede della Banca Nazionale, uno dei più alti palazzi della città. 
Luca non poteva lasciarlo lì da solo, l’avrebbero investito. 
Tanti saluti all'audizione, pensò. Forse non era destino. In fondo era da tanto che ci provava. E certi incontri non avvengono mai per caso. 
“Ti accompagno io”, propose all'uomo scalzo, e con gentilezza gli porse la mano. 
Raggiunsero il palazzo e salirono fino alla terrazza panoramica. 
“Allora, hai detto che dovevi venire qui, che ti stava aspettando. Di chi parlavi?” 
“Eccola, proprio lì!” L’uomo indicò una luna rotonda e splendente. 
A Luca venne quasi da piangere. Non riusciva a credere di aver rinunciato a una grande occasione per questo. Come per consolarlo, l’uomo tirò fuori da una tasca del cappotto una piccola rosa essiccata. 
“Per me? Grazie”, gli rispose il ragazzo, in un misto di accondiscendenza e sarcasmo. Che ci faceva quell'uomo con una rosa essiccata in tasca? 
La serata aveva ormai preso una piega surreale. Luca osservò meglio il piccolo fiore che teneva in mano. Di un bordeaux scuro, conservava una dignitosa bellezza, anche se ormai aveva perso la sua battaglia con il tempo. Per il ballerino era un’immagine fin troppo eloquente. Forse un sogno è bello finché resta un sogno, pensò. Al sicuro dalla realtà. Per qualche attimo si sentì pervadere dall'amarezza. Infine, con un sospiro, sollevò lo sguardo. 
L’uomo dal cappotto marrone si era avvicinato al parapetto. Intento in un dialogo privato e muto con quella luna appagante, a tratti sembrava che quasi volesse accarezzarla. 
“E non è quello che vogliamo tutti?”, si chiese Luca. Spingersi sempre più in alto. Come sull'altalena, da bambini. Forse non sarebbe mai diventato primo ballerino, e in futuro avrebbe ripensato a quell'ambizione giovanile con un sorriso indulgente. Però valeva la pena continuare a provare. 
Rimase a guardare la luna e il cielo stellato, in attesa che l’uomo finisse il suo dialogo muto. Magari gli avrebbe offerto una cioccolata calda, prima di accompagnarlo al rifugio della chiesa o in un altro posto dove potesse trascorrere la notte. In fondo gli aveva pure regalato una rosa, anche se non proprio fresca. 
Sì, certi incontri non avvengono per caso, si disse.

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